intervista a Emiliano Caffini

Dopo una meritata pausa estiva, siamo tutti carichi e pronti ad affrontare una nuova stagione rugbistica!
Nel frattempo, godiamoci l’intervista fatta a Emiliano Caffini, un giocatore che partito dal nostro club è riuscito fare molta strada e ad ottenere grandi soddisfazioni nel mondo della palla ovale.
Emiliano è a tutti gli effetti vera Eccellenza Mantovana!
Emiliano Caffini
Cresciuto nelle giovanili del Rugby Mantova, Caffini ha difeso i colori virgiliani nelle formazioni Under 15, Under 17 e Under 19. Passato al Viadana ha giocato con la formazione Under 20 giallonera toccando la prima squadra in diverse amichevoli e in alcune partite di Coppa Italia. Dopo Viadana, ecco la prima esperienza senior con la maglia del GranDucato Parma, nel campionato di Eccellenza. Sempre in Eccellenza Caffini ha giocato poi con i Crociati Parma, entrando nella cerchia dei “permit-player” degli Aironi. Nelle ultime due stagioni ha partecipato alla Celtic League con le Zebre. Quest’anno il ritorno nel campionato d’Eccellenza per una nuova avventura con la storica maglia del Rugby Rovigo. Lungo il curriculum azzurro di Caffini che ha vestito la maglia della Nazionale Under 18, Under 19, Under 20 ed Emerging, disputando due volte la Coppa del Mondo Under 20, un Sei Nazioni Under 20, due Nation Cup e una Tbilisi Cup.
Carriera
Rugby Mantova (giovanili)
Rugby Viadana (Under 20)
GranDucato Parma (Eccellenza)
Crociati Parma (Eccellenza)
Aironi (permit-player, Celtic League)
Zebre (Celtic League)
Rugby Rovigo (Eccellenza)
 
A che età hai cominciato a giocare a Rugby?
Non prestissimo, a quattordici anni.
Come hai conosciuto questo sport?
Grazie a un compagno di scuola. Giocavo a calcio ma ero stufo di quello sport e di quel mondo. Volevo provare qualcosa di nuovo. Un compagno di classe giocava a Mantova e mi parlava molto bene dello sport e dell’ambiente. Assieme a un mio grande amico abbiamo deciso di provare. È bastato un allenamento per convincere entrambi.
Qual è il tuo primo ricordo di gioco con la maglia del Rugby Mantova?
La prima partita che ho giocato in Under 15 contro la Bassa Bresciana… dopo soli tre allenamenti. Ero molto teso e un po’ spaventato, soprattutto perché non conoscevo minimamente le regole. Mi ricordo benissimo del numero 8 avversario, che correva sulla nostra linea dei 22 metri, lanciato in meta, senza nessuno davanti. Io giocavo secondo centro. Gli sono corso dietro e sono riuscito a recuperarlo in velocità. Quando mi sono trovato alla giusta distanza, gli ho fatto lo sgambetto! Non avevo la minima idea fosse uno dei peggiori falli, da rosso diretto, di questo sport. Dopo il fischio dell’arbitro i miei compagni sono corsi da lui spiegandogli che mi allenavo soltanto da tre giorni, supplicandolo di non espellermi.
Quali parole di un tuo allenatore continuano a rimbombarti in testa?
Ce ne sono davvero tante. Da quando gioco ho ascoltato molti discorsi di tanti allenatori. C’è chi preferisce parlare soltanto dell’aspetto tecnico e chi invece sposta l’obiettivo sulla carica emotiva. C’è una parola tuttavia usata sempre da tutti gli allenatori che ho avuto: “Divertitevi”. Il divertimento è ciò che conta. Il rugby deve essere proprio questo.
Dopo Mantova hai potuto misurati con un gioco di livello superiore. Come è nata questa occasione?
Dopo Mantova ho avuto l’occasione di giocare con le giovanili del Viadana. Ero appena tornato da un torneo con la Nazionale Under 18 e sono stato contattato da Antonio Zanichelli, allora allenatore e responsabile del settore giovanile del Rugby Viadana. Mi disse che la società era interessata a me, e che avrei dovuto partecipare a dei test e a una partita amichevole assieme ad altri ragazzi. Andò tutto molto bene. Prima di quel giorno il rugby per me era un gioco ma da quel momento capii che doveva essere la mia professione.
 
Al momento quale rappresenta il migliore successo della tua carriera?
Negli ultimi tre anni ho avuto la possibilità di giocare un rugby di altissimo livello. In questo periodo ho avuto tante soddisfazioni, tanti successi, tante emozioni e tantissime sensazioni da farmi venire la pelle d’oca soltanto a pensarci. Ho un sacco di bellissimi ricordi che credo non dimenticherò mai: dalla prima meta in azzurro con gli Emergenti contro l’Inghilterra, all’esordio da titolare in Celtic League con le Zebre, alle partite in Heineken Cup contro squadre blasonate come Saracens, Harlequins, Tolosa e Biarritz.
Quali obiettivi ti poni per il futuro?
Ce ne sono tanti. Ogni giocatore aspira a vestire la maglia della Nazionale maggiore. Per raggiungerla bisogna migliorarsi. Sempre e costantemente. Non nascondo il mio desiderio di tornare in Celtic League.
Dopo il rugby cosa vedi nella tua vita?
Dopo il rugby penso che volterò pagina. A fine carriera non penso di continuare nel modo dello sport. Il sogno nel cassetto è di aprire un ristorante assieme a un amico.
Campioni si nasce o si diventa?
Sono convinto che campioni si diventi. Con passione, dedizione e soprattutto sacrificio. I successi costano. Per raggiungere certi obiettivi bisogna essere disposti a sacrificare altre cose.
Quali sono le qualità fondamentali per affermarsi nel rugby di alto livello?
Per affermarsi ad alto livello serve essere preparati al meglio fisicamente, tecnicamente e soprattutto mentalmente. Serve costanza nel lavoro, senza mai perdere la fame di imparare, e tanta voglia di migliorarsi. A un giocatore consigliere di dare sempre tutto: in allenamento, in campo e in palestra. Se si ha un obiettivo, costi quel che costi, bisogna fare tutto per raggiungerlo. Il lavoro paga sempre.
Perché un giorno consiglieresti a tuo figlio di giocare a Rugby?
Perché il rugby è uno sport formativo a trecentosessanta gradi. Oltre a essere completo e intenso sul piano fisico, il rugby trasmette valori veri. Il giocatore di rugby cresce e impara a conoscere attraverso il gioco il significato di amicizia, sacrificio, sostegno dei compagni nel momento di difficoltà, rispetto per i compagni, per l’arbitro, per l’avversario e per la struttura dove giochi e ti alleni.
Nonostante la distanza e gli impegni segui ancora il Rugby Mantova?
Certo! Quando posso vengo volentieri al Migliaretto per allenarmi, per dare una mano ai miei vecchi compagni di squadra. Se sono libero durante le partite non mi perdo l’occasione di farmi sentire in tribuna e tifare per loro.
Il Rugby Mantova è una piccola realtà che vive e sopravvive nel dilettantismo. Quale pensi debba essere l’obiettivo per una società di questa dimensione?
Il Rugby Mantova sta facendo un ottimo lavoro. La società già da tempo sta facendo ciò che deve fare una squadra dilettante: lavorare sul settore giovanile, sul vivaio, cercando di formare giocatori per la prima squadra. Le strutture e i mezzi ci sono: l’impianto del Migliaretto non ha alcunché da invidiare a strutture di tante squadre di serie A e di Eccellenza.