Com’è nato il legame col Rugby Mantova?
“La mia carriera è iniziata con Luigi Girelli, attuale coach dell’Under 10, alle scuole superiori dove ci ha iniziato all’attività rugbistica. Grazie a Luigi è nata la passione per questo sport che mi ha dato tanto a livello di soddisfazioni e di amicizie. A 16 ho debuttato in Serie C nel 1983, per poi fare qualche buonissimo anno in Under 19, impiegato come numero 7 e 8 in mischia. Da questa formazione è nato poi un solido gruppo che è approdato in prima squadra e che ha resistito per oltre dieci anni. Nella seconda metà degli anni ’90 ho avuto la fortuna di essere allenato da Murray Kendrick, coach neozelandese ex campione del mondo universitario, che aveva giocato al Rugby Mantova qualche anno prima. Grazie a lui la squadra è cresciuta tanto, siamo riusciti a centrare due volte la promozione in Serie B. Ho finito di giocare nel 2007 a 37 anni. Personalmente è stata una grande esperienza a livello umano. Chi c’era all’epoca sentiva la Società come una parte di sé, visto che tra allenamenti e altri incarichi o deleghe ‘dirigenziali’ pensava al Rugby Mantova ogni giorno e tutta la settimana”.
Come descriverebbe il Suo rapporto col rugby?
“Il rugby mi ha davvero come persona. A distanza di tanti anni dalla mia ultima partita, ritrovo quegli elementi importantissimi come il lavoro di squadra anche nella vita quotidiana. Consiglierei assolutamente il rugby anche ai più giovani. Per quanto possa esserci tanto contatto fisico, che può spaventare inizialmente i genitori, l’importante è divertirsi e creare dei legami d’amicizia che rimangono per tutta la vita”.
Cosa ne pensa della Società attuale?
“Sono in costante contatto con la dirigenza, in particolare col ds Giovanni Lorenzi e col vicepresidente Antonio Tellini, oltre al mio ‘maestro’ Luigi Girelli. Sono assolutamente convinto che una Società come il Rugby Mantova debba puntare tutte le proprie risorse sulla crescita del settore giovanile che col tempo può diventare la principale fonte di talenti per la prima squadra. Non trovo sensato spendere un patrimonio per dei giocatori forti con contratti annuali per poi ritrovarsi senza di essi nel campionato successivo. Occorre puntare sulla continuità, che solo il settore giovanile può garantire”.
(Foto gentilmente messa a disposizione dall'intervistato)